Descrizione
Nessuno oggi ci chiede più “perché” e “cosa” consumiamo, ma il sistema consumistico prevede e richiede di stare al passo con le esigenze di una società che del consumismo ha fatto il suo perno economico. Si giunge a un’analisi antropologica del consumatore-tipo degli anni Duemila, alla sua identità postmoderna, in un quadro di esperienze che necessitano di essere raccontate in quanto “sogni o racconti sociali” dell’oggi.
Analizzando il consorzio umano, si rileva la necessità di una nuova epica, di un nuovo racconto in cui i personaggi siano caratterizzati da valori ipermoderni che definiscano l’homo œconomicus non solo nei tratti di compratore assiduo ma, soprattutto, in quelli di narratore di sé in quanto consumatore appartenente a una società che si chiede quale sia il suo destino.
Si è detto più volte che il consumo ha una valenza identitaria, ma oggi non è neanche più il consumo di un bene a dare un apporto alla nostra identità, di per sé debolissima: lo scarto centrale sta nella capacità di reggere il ritmo del consumo. Questa si esplica soprattutto individualmente, proponendosi come “via appagante” di quella che soprattutto è una condizione di solitudine.
La necessità di consumo, di conseguenza, può essere alla base di problemi politici e di governabilità della pace sociale. Inoltre, cosa più sorprendente e più interessante per capire l’attuale dinamica socioeconomica, può essere un problema per il sistema di mercato.
Si può obiettare che lo stato di necessità legato al consumo possa essere reversibile. Obiezione corretta ma necessitante del fatto che si cambino i nostri sogni, ovvero che si vadano a modificare alcuni tratti costitutivi della nostra recente identità sociale.
Ciò può esser fatto iniziando a comprendere quali narrazioni possano rispondere a criteri di autenticità per i diversi pubblici; ovvero quali storie possano oggi essere usate per la costruzione o il rafforzamento di una identità.
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