FIGLIO DELLA PUBBLICITA’
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Dopo Hollywood lava più bianco e Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario… Séguéla insiste: senza voler fare il profeta né dare lezioni a chicchessia, suona tuttavia un campanello d’allarme.
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Dopo Hollywood lava più bianco e Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario… Séguéla insiste: senza voler fare il profeta né dare lezioni a chicchessia, suona tuttavia un campanello d’allarme.
“Il terzo millennio bussa alla porta: che cosa sarà dipende da cosa noi ne faremo. Mi batto perché questa odissea della specie sia un’odissea di comunicanti, non di tecnocrati. La società dei consumi è morta, viva la società della comunicazione. Allacciate le cinture di sicurezza, partiamo per l’esplorazione del futuro. Destinazione: Pianeta Immaginazione.”
“Vavavum! La crisi è nelle nostre teste. Liberiamocene a colpi di cavo, di computer, di video, di media. Sta per nascere la razza degli Jedi, i cui anticipatori sono stati Lucas, Spielberg, Morita, Scott, Turner e Jobs. Assieme a loro arruoliamoci nell’esercito dell’immaginario. Uccidiamo Cartesio e abboniamoci alla irragionevolezza, senza però dimenticare le nostre radici, che sono i germi del futuro. Crediamo nell’’uomo e quindi in noi. E cambiare, subito, senza aspettare. Domani è oggi. L’avvenire è già il passato dei nostri figli.”
Questo libro incalza le nostre convenzioni, libera la mente. Si legge come un romanzo giallo, ma ci propone le istruzioni per l’uso della mutazione: per uscire dalla mediocrazia ci vuole il talento; per guarire l’Europa dall’americanizzazione è necessaria la creatività; per vincere la sfida, una sola arma: la comunicazione.
Figli della pubblicità, avanti!
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