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Se gli dei del nostro tempo sono cose, merci da consumare, simboli di stato o di stili di vita, e i loro miti sono le immagini pubblicitarie, allora i jeans sono fra le divinità più potenti e diffuse del nostro tempo. Non è mai esistito al mondo un indumento popolare come i blue jeans.
Dall’avvocato Agnelli al dissidente cinese, dall’operaio americano allo studente russo, da Umberto Eco a Claudia Schiffer, dal più esotico straniero fino a ciascuno di noi, tutti hanno messo prima o poi i pantaloni blu a cinque tasche: un indumento neutro in apparenza, che sottintende un’ideologia “moderna”, un modo di vivere disinvolto, sportivo, comodo, in cui domina il corpo: insomma “la libertà”.
Questo successo, che dura da molti decenni e si estende a tutto il mondo, merita di essere celebrato e anche un po’ interrogato.
Perché le persone amano tanto i jeans?
Qual è il segreto di quel loro colore che stringendo diventa più bello invece che rovinarsi?
Chi ha inventato questo indumento universale?
Quali sono le tappe e le ragioni profonde di un successo così vasto?
Le risposte a queste e a molte altre domande si trovano in questo libro di Ugo Volli: il racconto della leggenda del jeans, a partire dal primo paio di pantaloni venduti a un cercatore d’oro a San Francisco da un immigrato ebreo di nome Levi Strauss, fino a oggi; ma anche un’analisi della psicologia, dell’antropologia e dell’economia della vera divina del nostro tempo.
Il volume è arricchito da uno straordinario repertorio di immagini: i primi esemplari di jeans venduti durante la corsa all’oro nella California di un secolo fa, l’indumento di lavoro e quello del tempo libero, James Dean e Marlon Brando, Marylin Monroe e il Sessantotto, i jeans decorati e quelli stracciati le pubblicità più curiose, le fotografie più mitiche e seduttive.
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